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Nome del file: | Alpha-Orionis-1600.jpg |
Nome album: | The Universe Inside |
Valutazione (26 voti): |     (Mostra dettagli) |
Parole chiave: | The / Universe / Inside |
Copyright: | Tattle Inc. |
Dimensione del file: | 273 KiB |
Data di inserimento: | Mag 21, 2006 |
Dimensioni: | 1600 x 1200 pixels |
Visualizzato: | 144 volte |
URL: | https://www.lunexit.it/gallery/displayimage.php?pid=11104 |
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Pero:
Il contatto di Sid Padrick
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Nell’edizione di marzo-aprile 1965 del giornale “The Little Listening Post”, Washington D.C., si parlò dell’avventura vissuta dal signor Sid Padrick, un californiano di 45 anni. Il 30 gennaio 1965 Padrick passò apparentemente due ore a bordo di una Nave Spaziale sconosciuta.
Padrick è un tecnico di radio e televisori, che lavora a Selva Beach (Watsonville), sulla costa del Pacifico, circa 120 chilometri a Sud di San Francisco. Passeggiando sulla spiaggia, non lontano da casa sua, verso le 2 del mattino, egli afferma di aver sentito improvvisamente un sibilo simile a quello di un aereo a reazione e di aver scorto nella notte i contorni di un immenso apparecchio di 15 metri di diametro e circa 10 di altezza. La forma del veicolo richiamava realmente quella di due piatti rovesciati l’uno contro l’altro. In preda al panico, Padrick si mise a correre, ma sentì una voce proveniente dall’apparecchio: “Non abbia paura, non siamo ostili”. Tentando di fuggire, sentì la voce ripetere il messaggio: “Noi non vi vogliamo alcun male”. Poi la voce lo invitò a salire a bordo. Padrick si fermò, pietrificato. Tornò lentamente sui propri passi, vide una porta aperta e salì a bordo. La porta si chiuse dietro di lui.
L’abitacolo era grande all’incirca 2 metri per 2. Un’altra porta scorrevole si aprì e Padrick penetrò nella stanza. Un uomo l’aspettava. La somiglianza di quest’uomo con noi stessi – disse il testimone – era incredibile. Portava una tuta da volo che gli aderiva al corpo e parlava l’inglese alla perfezione. L’uomo appariva stupito come il testimone. Quest’ultimo ebbe l’impressione che l’apparecchio si fosse spostato durante il suo soggiorno a bordo, perché più tardi ebbe il permesso di fare un breve giro e notò che il paesaggio era cambiato. Si trovava in una regione montagnosa. Ma non percepì alcun movimento. Il veicolo comprendeva quattordici scompartimenti su due piani collegati con un ascensore. A bordo c’erano otto uomini e una donna. Tutti portavano la stessa tuta azzurra. Ma solo quello di cui avevo sentito la voce gli rivolse la parola. Padrick afferma di aver visto una quantità di quadri di comando estremamente complicati. Gli occupanti, tutti affaccendati, gli diedero appena un’occhiata quando entrò.
Gli venne mostrata un’enorme lente, sulla quale Padrick riuscì a vedere un oggetto di forma allungata, il vascello di navigazione (vascello-madre) che si trovava in quel momento nello spazio. L’uomo gli spiegò che provenivano da un pianeta situato a parecchi anni-luce nello spazio. Dopo aver ricevuto la promessa di un nuovo incontro, Padrick fu rilasciato, discese dal veicolo alle 4 del mattino e rientrò a casa.
Il giornale che abbiamo più sopra citato riportò in aprile una lunga intervista con il testimone. Il colloquio fu registrato su nastro magnetico.
Padrick fu sottoposto al fuoco incrociato delle domande poste dai suoi interlocutori: le sue risposte furono immediate, dirette, chiare e precise.
Le indagini condotte sul suo conto presso la gente del luogo rivelarono che era tenuto in considerazione da tutti.
Questi sono dei brani tratti dalla registrazione di quell’intervista.
Tutte le parole, le espressioni, sono quelle del testimone Padrick. Lasciamo giudicare al lettore.
- Perché i visitatori dello spazio vengono qui?
“Sono qui in missione di esplorazione di osservazione. Hanno detto di voler ritornare per delle osservazioni supplementari. Credo che osservino soprattutto la gente. Non hanno fatto alcuna allusione al governo, alla politica o al nostro avvenire. Mi hanno dato l’impressione di voler prendere contatto in futuro con un maggior numero di persone. Dicono di aver avuto dei contatti con un intero gruppo di persone due mesi fa in Nuova Zelanda”.
- Da dove vengono?
“Il mio interlocutore mi disse che venivano da un pianeta più lontano di un altro che noi osserviamo già, ma che non osserviamo loro stessi. Non ha detto che non siamo riusciti ad osservarli, ma piuttosto che non li abbiamo osservati. Io penso che questo pianeta si trovi nel nostro sistema solare”.
- Chi c’era a bordo?
“Gente come voi e me. Non dobbiamo aver paura di loro. Credo che non siano né angeli né dei robot. Non si dedicano ad attività che mettono in pericolo le nostre vite. Dopo questo contatto con loro, ne sono assolutamente certo”.
- Qual è l’aspetto di questi esseri?
“Erano tutti alti circa 175 – 178 cm. Il loro peso era sui 68 – 70 chilogrammi. Tutti hanno capelli corti, tranne la donna che li porta pettinati all’indietro e nascosti nella tuta. Non siamo entrati nella stanza che lei occupava, ma siamo passati davanti alla porta aperta. L’ho quindi vista solo per un istante. Era molto bella. Penso che la loro età sia sui 25 – 30 anni. Sembrano vivaci, energici e intelligenti. Tutti avevano capelli castani e la pelle molto chiara. Il loro viso era simile al nostro ma più affilato verso il basso: mento e naso appuntiti. Gli occhi sono uguali ai nostri”.
- Com’erano vestiti?
“Portavano tutti una tuta a due pezzi aderente al corpo, azzurra, quasi bianca (lo stesso colore della parete), apparentemente non c’erano bottoni o cerniere. Le scarpe, una specie di stivali, sembravano tutt’uno con la tuta. Erano dotate di suole e di tacchi. Questa gente si muoveva a passi felpati su un tappeto che sembrava di gomma. Il colletto della tuta aveva una decorazione molto graziosa. Terminava a V sul davanti e portava una specie di nastro i cui colori non somigliavano per niente a quelli che conosco. Erano molto più belli dei colori che conosco”.
- L’uomo parlava bene l’inglese?
“Non sembrava uno straniero. Parlava un inglese perfetto. Credo che essi riescano ad adattarsi a qualunque condizione. Tuttavia mi ha confidato che lui era il solo dei nove occupanti a parlare l’inglese”.
- C’è stata telepatia nei vostri contatti a bordo?
“Dopo ognuna delle mie domande, l’uomo osservava una pausa di circa 25 – 30 secondi. Forse riceveva delle istruzioni telepatiche prima di rispondere. Suppongo che i membri dell’equipaggio comunicassero per telepatia, perché non li ho mai sentiti discutere tra loro”.
- Quali furono le reazioni degli altri occupanti?
“Mi diedero un’occhiata quando entrai nel loro compartimento, ma non interruppero il lavoro, come se la mia visita non li riguardasse”.
- I dettagli dell’interno dell’apparecchio?
“Il pavimento, le pareti e il soffitto avevano la stessa apparenza (bianco – azzurro pallido). Le stanze non avevano angoli. Tutto era arrotondato. L’illuminazione indiretta sembrava emanata dalle pareti: non c’erano lampade. In altre parole, tutto era illuminato”.
- C’erano dei pannelli di strumenti?
“Ogni compartimento comprendeva dei quadri di strumenti disposti sulla parete. In alcuni locali ce n’erano quattro o cinque, in altri quindici o venti. Ma si assomigliavano tutti, benché fossero molto differenti dai nostri. Sembravano amovibili, ma non ho potuto avvicinarmi. Nella prima stanza dove eravamo entrati volli avvicinarmi a una parete, ma il mio ospite fece un gesto per impedirmelo. Non mi disse la ragione e io non gliela domandai. Ho visto dei contrassegni scorrere sugli strumenti, qualcosa che mi ricordava il nastro delle telescriventi, con dei punti e delle linee che si spostavano da sinistra a destra. Non c’erano degli schermi come quelli dei nostri oscilloscopi. Er contro, c’erano delle specie di manometri senza divisioni sui quadranti. Il mio ospite mi fece notare che i quadranti s’illuminavano soltanto in servizio”.
- L’apparecchio era controllato da un’altra nave spaziale?
“Sono stato messo davanti a una enorme lente che doveva costituire soltanto una parte di un sistema ottico d’osservazione. La riproduzione delle immagini aveva un effetto tridimensionale. Quella che la mia guida mi fece osservare era l’immagine di quello che egli chiamò vascello di navigazione (non pronunciò mai le parole vascello – madre). Benché fossero le 2.45 o le 3 del mattino, la nave era illuminata dal sole, nonostante che in quel momento essa fosse molto lontana dalla terra, forse a 1.500 chilometri o più. Non ho notato alcuna iscrizione, alcun oblò sulla nave spaziale, la cui forma richiamava quella di un sigaro. Era impossibile calcolarne le dimensioni. Era circondata da una specie di nebbiolina o di alone, malgrado la limpidezza dell’atmosfera. Dal momento che lasciai l’apparecchio, non la potei scorgere a occhio nudo. Non l’ho più vista dopo il decollo dell’apparecchio. Mi hanno assicurato dopo le misure fatte, che quelle navi erano lunghe da 2 a 2,5 chilometri. L’uomo mi disse in seguito che l’apparecchio attingeva tutta la sua energia dal vascello di navigazione, che lo guidava interamente dallo spazio (Il disco sarebbe dunque una sorta di robot abitato (N.d.T.). Ne ho concluso che lo strumento complicato di cui disponeva l’equipaggio serviva soltanto all’osservazione”.
- E il volo sulla regione montagnosa?
“Dopo una sosta, l’astronauta mi spiegò che il nostro apparecchio si era spostato ed era parcheggiato ora su un vasto terreno per campeggio di roulottes, non utilizzato in inverno. “Qui non ci potranno vedere”, aggiunse. Non ho la minima idea del luogo dove ci trovavamo; in seguito ricevetti parecchi informazioni con la descrizione delle zone di campeggio esistenti nella regione. Una sola corrisponde a quella descritta dall’astronauta: si trova a circa 260 chilometri da casa mia!”.
- Ha toccato la superficie esterna dell’apparecchio?
“Dopo l’atterraggio tra le montagne, l’uomo mi ordinò di uscire in modo da rendermi conto che non stavo sognando. Lasciai dunque da solo l’apparecchio e ci girai intorno. Mi sembrò fatto di un materiale non metallico, ma molto duro. Il solo prodotto analogo che conosco è il plexiglass. Quello dell’apparecchio era lucido fino all’inverosimile. L’astronauta non mi proibì di toccarlo e io non risentii alcun effetto particolare, né in quel momento né più tardi. Mi infilai sotto l’apparecchio e guardai i supporti sui quali poggiava. Cercai di scoprire dei segni d’immatricolazione o delle iscrizioni, ma non c’era niente”.
- Le fotografie della loro città?
“L’astronauta mi mostrò una foto e disse: “Ecco dove viviamo”. Quella foto mostrava degli edifici sullo sfondo, a forma di falce di luna (a cupola). Si vedevano delle finestre, ma posso affermare di non aver mai visto una fotografia così strana. La disposizione degli edifici non aveva niente a che vedere con i nostri. Lontani gli uni dagli altri, la disposizione tra i seguenti osservava una distanza ancora superiore rispetto a quella tra gli edifici precedenti. Si immaginavano delle strade in lontananza. In primo piano c’erano degli alberi e dei cespugli; la foto era molto chiara, si vedevano i più piccoli dettagli”.
- Come vivono a casa loro?
“L’astronauta mi disse: “Come sapete, noi non abbiamo malattie, delitti, vizi, polizia. Non abbiamo scuole. I bambini apprendono un mestiere fin dalla più tenera infanzia. A causa della lunga durata della nostra vita, abbiamo un rigoroso controllo delle nascite. Non abbiamo denaro. Viviamo assolutamente uniti”.
- Il vostro incontro faceva parte di un piano premeditato?
“Certo. E questo piano ha un aspetto religioso o spirituale. L’astronauta mi condusse nella “camera delle consultazioni” (così chiamata dall’astronauta), una specie di cappella all’interno della quale l’armonia dei colori era così bella che sono stato lì lì per svenire. E’ impossibile descriverla. Occupavano la stanza otto sedie, uno sgabello e quello che mi parve essere un altare. “Desidera invocare la divinità suprema?”, mi domandò. Di nuovo mi sentii svenire. Non sapevo che fare. “Noi ne abbiamo una” gli risposi, “e la chiamiamo Dio. Stiamo parlando della stessa cosa?” “Non ce n’è che una sola”, disse lui. Mi inginocchiai così sullo gabellino e dissi la mia solita preghiera. Ho 45 anni e non ho mai sentito la presenza dell’Essere supremo come in quella notte”.
- Ha avuto la sensazione di essere sottoposto a un influsso elettrico?
“No, era una sensazione molto eccitante, qualcosa che veramente elevava”.
- L’astronauta era più una guida spirituale che un uomo di scienza?
“Non credo di poterlo considerare come uno scienziato, benché il livello scientifico di quelle persone sia evidente. Ma i loro legami con la divinità suprema hanno un significato molto più profondo delle loro conoscenze tecniche. Si potrebbe dire che per loro, religione e scienza fanno un tutt’uno”.
- Il tempo e le distanze?
“Si calcolano in termini di “luci”. Quando gli domandai a quale velocità viaggiassero nello spazio, mi spiegò che quella velocità era limitata soltanto da un’altra alla quale essi potevano spostare la loro fonte di energia. Aggiunse che l’apparecchio nel quale mi trovavo non era spinto da energia sua propria, ma da quella che gli era trasmessa dal fascio di un raggio di luce o di una fonte di luce da loro conosciuta”.
- Prenderanno contatti con il governo?
“No, per il momento. A detta dell’astronauta, ora non desiderano contatti ufficiali. Ma io penso più alle autorità militari che al governo. Gli ho domandato se avevano già tentato di prendere contatto con il governo o con le autorità militari. La sua risposta fu negativa. “Forse vi posso essere utile per stabilire questo contatto”, continuai. Risposta: “No”. E aggiunse: “La vostra nazione e tutte le nazioni vogliono aggredire senza ragione un oggetto sconosciuto, soltanto per distruggerlo”. Le parole “senza ragione” significano che essi non sono mai venuti armati tra noi e che non c’è alcuna ragione per attaccarli e distruggerli. Ma noi conosciamo il nostro atteggiamento: eliminare tutto ciò che non possiamo identificare”.
- E’ stata notata da parte dell’UFO una certa ostilità?
“L’Air Force e altri organi inquirenti credono all’esistenza di apparecchi ostili. L’astronauta mi ha assicurato che non era il caso e che l’apparecchio a bordo del quale mi trovavo non aveva mai sostenuto il fuoco di nessuno. Ma si era sparato su delle navi spaziali. Gli ho domandato se erano già stati impegnati in combattimento. Mi ha risposto: “Si, ma non con l’obiettivo di distruggere, di distruggerci”. Dopo questa allusione, ho l’impressione che noi siamo più vulnerabili di loro. Io non penso che il fatto che noi cerchiamo di abbatterli causi loro la minima preoccupazione”.
- Come possiamo stabilire un contatto con loro?
“Noi non possiamo pretendere di controllarli, pertanto non possiamo stabilire alcun contatto. Soltanto loro possono desiderare di farlo. Alla mia richiesta di sapere se avrei potuto come radioamatore, comunicare con loro, mi ha risposto di no. I loro sistemi di comunicazione ci sono sconosciuti, ma cionondimeno essi ci ascoltano. Suppongo che essi comunichino per mezzo di raggi luminosi o magnetici”.
- Ha delle foto o una prova tangibile?
“Non avevo la macchina fotografica con me. Non ho pensato di chiedere il permesso di portar via qualcosa. Fu una tale sorpresa, un tale colpo, che non ho pensato a nulla”.
- E il suo interrogatorio di tre ore da parte dell’Air Force?
“Mi hanno chiesto un resoconto circostanziato. Ho raccontato loro esattamente quello che era successo. Erano i primi ad ascoltarmi. Mi dissero di non parlare in pubblico di taluni dettagli. Per quanto mi riguarda, tutto poteva essere rivelato. Non vedo perché si debba nascondere qualcosa. Mi si chiese di non dire che gli extraterrestri non avevano denaro, di non rivelare niente sul genere e le dimensioni dell’apparecchio, perché quello avrebbe potuto voler dire, agli occhi del pubblico, che l’Air Force non fa il suo dovere. Ho risposto loro che non c’era alcun motivo di preoccupazione”.
- L’Air Force ha divulgato informazioni che confermano o che riguardano la sua esperienza?
“Si, all’epoca. Ma io non insisto. Non tento più di provare quello che è accaduto. Mi si crea o no, m’importa poco. Ma io dico che l’Air Force ci crede. Ha indagato parecchie volte nella regione. Gli inquirenti vennero qui poco tempo dopo l’avvenimento ed ebbero la prova assoluta che un apparecchio era atterrato già prima del fatto e dopo”.
- Ci sono ancora altri dettagli che l’Air Force voleva mettere a tacere?
“Si, qualcuno: i mezzi di comunicazione e la fonte d’energia. Anche il nome dell’astronauta. Mi hanno detto di non ripetere mai quel nome, perché non voleva dir niente. L’astronauta mi aveva detto: “Può chiamarmi Xeno”. Questo non era necessariamente il suo nome. L’ho chiamato Zeno o Zeeno, ma era proprio Xeno. Secondo il dizionario vuol dire “straniero”.
- Si metteranno ancora in contatto con lei?
“Si, siamo d’accordo. Ma il prossimo incontro sarà per mia, non per loro scelta. Il segnale sarà dato dall’esecuzione di un atto convenuto tra noi. Essi mi osserveranno”.
- Qual è il senso di questo incontro?
“Per me ha molto più significato di una semplice visita di extraterrestri. Mi sono sentito trasformato, elevato molto al di sopra di tutto quello che prima avrei potuto immaginare”.
Commento
Fantasia o realtà? Ecco la domanda. Se un avvenimento identico o quasi non fosse stato già riferito da parecchi testimoni viventi agli antipodi del nostro pianeta, si sarebbe inclini a chiudere la pratica e ad archiviare la faccenda. Quelli che hanno vissuto tali avventure sono quasi sempre refrattari alla divulgazione. Bisogna aspettare dei mesi, spesso degli anni, perché le lingue si sciolgano. Niente di più comprensibile. Nessuno desidera attirarsi i lazzi del pubblico o rischiare di perdere una posizione raggiunta a caro prezzo. Uno dei fatti più significativi in favore della veridicità della storia è l’atteggiamento dell’Air Force, molto contrariata dall’apparizione di questi apparecchi sconosciuti. Da una parte l’Air Force nega il fenomeno qualunque esso sia, dall’altra essa si vede costretta a indagare conservando nello stesso tempo l’anonimato e il segreto. E’ una situazione impossibile. Ma il fatto che sia provato che l’Air Force ha sparato su degli apparecchi (non è un segreto per nessuno negli Stati Uniti) conferisce al racconto il carattere di un’avventura realmente vissuta.
(Dal volume:"Contatti UFO"; R. J. Perrin -De Vecchi Ed.)
Ringrazio l'utente Ufologo 555 per avermi inviato le scansioni del testo .
p.s.: "osservare un vespaio"??? Sei TROPPO indulgente Max... Comunque, di Contatti Ravvicinati del I Tipo ne ho avuti anch'io, ed una mia vecchia "fidanzata" ne ebbe uno del II. E non era una cacciaballe. Era "strana", questo si. Ma non bugiarda.
INCONTRO RAVVICINATO DEL III TIPO
Cercherò di fare un sunto di questo avvistamento sul quale ho investigato ( tra l'altro pubblicato su UFO Notiziario N°68 ), usando soltanto le iniziali del mio collega: M/llo G.I.: la zona in cui avvenne fu quella della provincia di La Spezia nel 1979. Se condo il mio parere dovrebbe essere l'unico caso rportato di questo genere: quello dei "Men in Black"....
Da appassionato cacciatore stava andando con il suo cane a fare una battuta nei boschi, in collina ( zona Casoni ) verso l'alba, quando fu attratto da un improvviso bagliore proveniente dal cielo, appena illuminato dal primo chiarore dell'alba, venire verso di lui a velocità vertiginosa nel bosco sottostante, a pochi metri dal posto in cui si trovava, arrestandosi improvvisamente nel più assoluto silenzio! Gli venne subito in mente che poteva trattarsi di un aereo in fiamme che precipitava.... Ma tra il bagliore fuori del comune, la rapidità della “caduta” ed il silenzio assoluto dello svolgersi dell'azione, il suo cervello andava scartando a mano, a mano, in frazioni di secondo, tutte le possibili ipotesi che andava formulando per dare una spiegazione il più possibile razionale, per giustificare il tremolio che era subentrato alle sue gambe: il cervello cercava giustificazioni, mentre il corpo reagiva all'accaduto... Così si ritrovò senza...spiegazioni, per far posto invece a QUALCOSA di cui aveva sempre dubitato...
Rimase perciò come paralizzato per quell'evento straordinario ed inaspettato ma volle dare comunque un'occhiata la sotto, tra le foglie!
Cosa stava succedendo quella mattina? A circa 200 m. dalla sua posizione, forse anche meno, mi disse, i suoi occhi furono stravolti da uno spettacolo stupefacente : UNA GRANDE LUCE BIANCA dall'apparente dimensione di circa 10 m. di diametro sospesa a pochi cm. di altezza dal fogliame sotto stante che, puntualizzò, non illuminava la zona circostante come ci si aspetterebbe da una sorgente luminosa del genere! Qualcosa però poteva scorgere all'interno di quell'alone di luce.
Era una massa più scura di forma elissoidale; rimanendo ben nascosto tra la vegetazione e gli alberi, il testimone cominciava a ragionare, per quello che gli riusciva, sempre più in fretta... La prima cosa che però gli venne in mente fu quella di scaricare il suo fucile da caccia! Mi disse “per evitare eventuali equivoci di ostilità “ nel caso fosse stato rilevato visto cosa si presentava davanti i suoi increduli occhi... Anche il suo cane, istintivamente, gli si accucciò a fianco senza emettere nessun verso... Era un Sott/le dell'Aeronautica Militare, e ben sapeva cosa normalmente volava in cielo!
Vista l'ora del mattino, la solitudine del posto, la PRESENZA davanti a lui di qualcosa di insolito, possiamo immaginare, come poi disse, quante cose gli frullavano per la testa.
Mentre cercava di abituarsi all'evento, all'improvviso vide aprirsi come una porta dalla massa più scura di “quell'affare”, come lo chiamò lui; quindi sporse verso terra una specie di piano inclinato che andava a sfiorare la terra. Poco dopo vide apparire sull'uscio dell'Oggetto due figure alte all'incirca come uno di noi ( come disse, perché aveva già escluso trattarsi di umani! ), ma indossavano una specie di tuta di volo con due caschi rotondeggianti sul capo.
Quindi si posizionarono uno di fronte all'altro, sull'entrata, e subito dopo vide uscire una terza figura
in tutto simile a noi, vestita normalmente, con calzoni e giubbetto ( o una giacca, non vide troppo bene ) di colore scuro. Scese quasi subito da quello scivolo, o piano inclinato, passando tra gli altri due che al suo passaggio salutarono con un cenno del capo, “ma con una certa deferenza”, insistette a dirmi il testimone ; Quindi s'incamminò verso la piccola radura che aveva davanti, nel bosco, mentre gli altri due tornarono all'interno di ciò che assomigliava ad un boccaporto...
Dopo alcuni istanti il globo di luce s'innalzò lentamente per rimanere sospeso un attimo intorno ai 30 m. di altezza, quindi, senza emettere alcun rumore, sfrecciò via ,verso l'alto, più o meno dalla direzione da cui era provenuto...
Allora, il Sottufficiale, richiuse la bocca, rimasta aperta per lo stupore, e riprendendo coraggio e mosso dalla curiosità sopravvenuta, si mosse, quasi correndo, con il suo cane, nella direzione in cui si era incamminata quella “persona”per cercare di farsi raccontare qualcosa perlomeno...
Non era tanto distante da lui. Ma per quanto girasse tutt'intorno, quella mattina ( dimenticandosi naturalmente della caccia ), non riuscì a trovare nessuno; scomparso! “Impossibile” continuava a ripetermi... fissando lo sguardo davanti a lui, come a cercare ancora una spiegazione!
Questa scena mi fece venire subito in mente che il mio collega avesse assistito ad una scena
non di rilascio di uno di noi, dopo un rapimento alieno, come ne succedono in svariate parti del mondo, ma ad un'infiltrazione di uno di LORO in mezzo a noi....! Proprio per quello strano saluto ossequioso che fecero gli altri due... E' un particolare che colpì molto il testimone, da come continuava a ripetermelo.
Quindi un “man in black” ? Beh, cosa ne pensate voi?
Questa testimonianza me l'ha data tre anni fa... E non volle narrarla nemmeno al mio collega Ufologo, referente del CUN per La Spezia; si è fidato solo di me. Capita proprio così con molti testimoni! Poi, meno credevano a queste cose, più grande è il loro shock!
Il nostro testimone è stato protagonista di altri avvistamenti nei cieli di La Spezia, come ne avvengono frequentemente in quella zona, ma a livello di luci in cielo, nella notte.
Da notare che il 1978 fu un anno di avvistamenti in tutta la Penisola, in special modo nell'Adriatico.
Lui, la sua avventura la chiama “il sogno”, perché non si da pace; gli appare eccessivo quello che gli è capitato, e cerca di rimuoverlo, ma proprio non può...
La mia inchiesta durò circa un mese.
PRECISAZIONI RIGUARDO L'INCONTRO DEL III TIPO....
Si può comprendere benissimo la reticenza del testimone che dice la verità, poiché non lo racconta a nessuno; quindi non vedo cosa ci guadagni... Inutile aggiungere che nemmeno sua moglie sa dell'avvistamento! L'ho messo sotto torchio a lungo, con tanti altri particolari ( che ormai conosco solo io, rispetto a lui,riguardanti la casistica mondiale di cui lui non ne è affatto al corrente ) e non si è mai contraddetto. Come ad esempio una coppia di sessantenni che durante il loro rientro a casa, qui nella zona dove abito, verso le 23.00, tornavano a casa sentirono come uno strano sibilo/ronzio proveniente dall'esterno della loro autovettura, guardarono fuori ma non riuscirono a scorgere nulla. Ma lo sentivano provenire proprio sulla verticale del loro mezzo. Beh, un istante dopo, mentre viaggiavano intorno gli 80 Km. orari, furono scandagliati da un raggio blue che attraversò lo spessore della capote illuminando l'interno; ma questo è niente! Il raggio, sventagliando l'interno, passò alternativamente sulle loro gambe rendendo visibili le rispettive ossa... Uno che non sa niente, come può inventarsi cose del genere? Questo è il bello di chi ascolta i resoconti! Perché i riferimenti sono sempre gli stessi, più o meno, mentre chi li narra ( e se poi è successo da poco )è ancora stravolto!
Naturalmente i due coniugi si fermarono al primo bar per risollevarsi; ma il più bello è che non riusciva, il marito, a capire verso quale direzione andare per seguitare ad andare a casa, ed ha dovuto chiederlo alla gente presente nel bar; e lui abita a 25 Km. da lì....
Il fatto del raggio blue che trapassa ogni cosa, è succsesso altre volte altre volte, ma voi, ad esempio ne eravate al corrente?
Per me, queste, sono argomentazioni valide, perché bisogna guardare in faccia il testimone, mentre si trascrive il tutto, e vedere anche la "pelle d'oca" di chi narra queste vicende...
Ed il silenzio che accomuna quasi tutti i testimoni, come una sorta di "pudore", questa è una cosa curiosa; ma siccome è capitato anche a me...
Questo è un concetto e visione del tutto umana e notevolmente sballata. E' un concetto medievale!!!
Se non eliminiamo queto preconcetto, non potremmo mai capire alcune realtà dell'universo, della nostra esistenza e del rapporto con loro. Non si è compreso (da parte di molti umanai) che none siste nessuna differenza tra noi e loro (ET). Di qualsiasi pianeta, galassia o zone dell'universo. Tutto l'universo è un entanglement. Noi siamo un entanglement con tutte le popolazioni dell'universo, e con tutto ciò che vi è all'interno.
Per fare un esempio è come se io guardassi al mio braccio considerandolo non parte di me, ma come fosse un entità a parte. Impossibile.
E così siamo noi con loro. E poco importa lo stato di evoluzione tecnologica in possesso. Le cellule delle mie unhgi e del piede, non sono estranee alle cellule dei miei capelli, anche se loro credono di sì. Ma sono entrambe me. Spiritualità e Scienza sono la stessa identica cosa. Viaggiano unite e intrecciate come il filamento del DNA. Avvinghiate e indissolubili. Per l'esattezza è Spiritualità e Quantistica. Non esiste la spiritualità da una parte e la quantistica da un'altra. Pensarle separate è come voler cucinare la pasta senza acqua. In una pentola c'è solo l'acqua, in un'altra pentola c'è solo la pasta. A casa mia si dice "mò magni!"
Noi non siamo un formicaio o un vespaio per loro. Noi siamo loro e loro sono noi. Se ci estinguiamo noi si estinguono loro
INCONTRO RAVVICIANTO DEL III TIPO, 1967
Da un'intervista fatta dal sottoscritto ieri , 26 Luglio, 2009
Dopo anni di silenzio il Sig. E.S., abitante in Cremona, spinto da un amico che (parlando casualmente del programma televisivo "Mystero" ed essendo venuto a conoscenza del CUN) mi rintracciò per telefono per sapere la mia disposizione ad ascoltare ciò che successe al suo amico, allora undicenne, e a suo padre, nella lontana Estate del 1967.
Per ben ben 42 anni si portò dentro il suo segreto, in quanto sia la madre che il padre lo sconsigliarono vivamente di parlarne a chicchessia del fatto occorso; prima di tutto per l'occupazione del padre, cosa delicata; poi per non essere presi per matti o al meglio per visionari... E poi, a chi raccontare "certe cose"?
Così passarono tutti questi anni; ma una sorta di liberazione, di sfogo verso qualcuno di cui fidarsi covava nel Sig. E.S. !
Così, preso contatto con il sottoscritto, alcuni giorni fa, tramite il suo amico, decidemmo l'incontro: ieri, 26 Luglio 2009.
Gradevole persona ed estremamente riservata mi fece da subito un ottimo effetto (non mi semrava prpoprio il "tipo" che va in giro a raccontare "balle", e per di più a venirci apposta da un'altra città...); così iniziammo quasi subito a parlarne, anzi a raccontare, come se avesse assistito appena da qualche giorno al sorprendente spettacolo!
Vediamo l'accaduto:
verso le ore 03.00 di quel lontano Luglio (o Agosto) il piccolo E.S. fu svegliato anche lui da uno strano persistente sibilo, come una "turbina" che gira, ma intervallata da scatti metallici, quasi avesse un difetto...
Anche lui perché la mamma ed il papà stavano anche loro ad ascoltare sbalorditi in silenzio. Allora il papà incuriosito e spaventato allo stesso tempo, gli disse di alzarsi e andare a vedere insieme a lui cosa stesse accadendo là fuori...
Con molta circospezione si diressero verso la riva del fiume Pò, che distava un centianio di metri dalla loro abitazione; nascondendosi tra i fitti cespugli notarono proprio sulla riva sabbiosa un Oggetto rotondo di circa 10/12 metri di diametro che, rimanendo sospeso da terra, per un'altezza di circa un metro e mezzo, emanava un forte bagliore diffuso da una "fascia" laterale avvolgente una rotonda "torretta" sovrapposta ad una struttura a forma di disco piatto più largo, come una piatto da cucina rovesciato! Ecco la fonte del suono! A parte la fascia luminosa, il resto del disco rimaneva abbastanza scuro, plumbeo.
Impietriti e stupefatti allo stesso tempo, e con il terrore di essere scoperti rimasero tra i cespugli, come paralizzati, a guardare quella scena a bocca aperta... Ma non era tutto!
Attorno al Disco, di cui ormai si rendevano perfettamente conto Cosa fosse, notarono, con ulteriore stupore, sei o sette figure, come di ... "bambini", che si affannavano attorno al Disco, con movimenti rapidi, ma senza interferire l'uno con l'altro! Movimenti, come disse E.S., coordinati, prestabiliti quasi. Ognuno sapeva cosa fare; riuscirono ad udire anche il loro linguaggio: niente di paragonabile; forse assomigliava al cinese! Comunque si svolgeva tutto in fretta, come una vera emergenza! Il papà di E.S. continuava a dire al piccolo: "se Ci scoprono siamo fregati!" Erano talmnete vicini! (40 metri circa)
La cosa migliore da fare era proprio rimanere lì, nascosti!
Le piccole figure che stavano osservando, simili a bambini, "avevano la testa come le spalle", disse il Sig. E.S., nel senso che era grossa e molto vicina al tronco. Le gambe esili come pure il resto del corpo. Non avevano niente nelle loro mani, di cui non si notavano bene i particolari. Forse avevano una sorta di cintura su una strana tuta che luccicava contro la luce violacea di quella strana fascia. Una tuta aderente, che sembrava formare un tutt'uno con il loro corpo!
La scena durò circa una ventina d'interminabili minuti! Il Sig. E.S. non riusciva a profferire parola con il padre, talmente era spaventato. E poi, se l'Avessero udito...?!
Ad un certo punto quegli "Esserini" risalirono frettolosamente a bordo tramite un "piano inclinato un po concavo" che raggiungeva il suolo; quindi si richiuse confondendosi con il resto dello "scafo".
Senza aumentare l'intensità del sibilo, l'Oggetto si sollevò lentamente per una decina di metri. Il padre di E.S. quasi gridando disse: "siamo rovinati, ora ci vedranno...!" La grande paura era quella che avrebbero potuto indirizzare quella strana luce su di loro!
Invece dopo una decina di secondi di librazione il Disco fece uno scatto di lato, rimanendo orizzontale, per oltre 100 metri fermandosi di nuovo... Poi, di nuovo, un altro scatto più lontano per poi sparire alla vista dei due testimoni a velocità vertiginosa! Rimaneva il cielo stellato di una calda Estate...
Tormnati a casa, con la mamma di E.S. in pensiero per la lunga assenza, restarono a letto senza dormire fino all'alba che cominciava a spuntare.
Il padre di E.S. decise di tornare in riva al fiume per cercare di capire meglio cosa fosse successo nelle ore precedenti. La mamma non voleva, per paura che Tornassero!
Trovarono così un cercho di sabbia annerita di un diametro di circa 10 metri! Non vi era sabbia spostata ma solo bruciacchiata. Particolare curioso: nella zona, o meglio, lungo quel tratto di litorale, erano soliti soffermarsi degli zingari; infatti vi si trovavano spesso dei rifiuti nei pressi. Ebbene, propro nella zona dell'area annerita vi era una bottiglia di vetro! Il "collo" ed il fondo erano intatti, ma la parte centrale della bottiglia era liquefatta ed appiattita come una... "fettina"!
Quale calore poteva aver causato una simile conformazione alla bottiglia e solo al centro!
Naturalmente non pensarono, da inesperti, a raccogliere campioni di sabbia o prendere la bottiglia... Erano ancora molto spaventati.
Decisero perciò (visto anche il delicato lavoro del padre) di non parlare mai con nessuno del "fatto", nemmeno con i parenti poco distanti dal luogo. Avrebbero corso il rischio di essere "trattati per pazzi tutta la vita", disse E.S.
Altro particolare: Il nonno di un suo amico, che abitava poco distante dalla sua casa, mentre un pomeriggio, due mesi più tardi dal suo avvistamento, stava raccogliendo dell'erba, rientrò a casa terrorizzato spiegando alla moglie di essere stato trattenuto da "persone",come bambini, che lo stringevano da tutte le parti ma infine riuscì a divincolarsi e scappare! Loro non insistetteroe come raccontò lui, se avessero voluto lo avrebbero trattenuto... La moglie non gli credette; gli disse che era andato a bere!
Il Sig. E.S. non si occupò mai di UFO; quasi per dimenticare, ma il ricordo è tutt'ora vivissimo!
Quando fece il servizio militare, in Aviazione, venne qui, all'Aeroporto di Ghedi, ed aveva l'incarico, come autista, di accompagnare gli equipaggi alla "linea di volo", dove sono schierati i caccia. Ed in quell'occasione,del servizio militare, sentì parlare di avvistamenti UFO dai piloti quando erano in attesa nella "Sala Briefing"...
Per il resto, interessi normali, come la maggior parte delle persone.
(Inquirente: Massimo Staccioli)
PS Era venuto appositamente da Cremona per raccontarmelo ..... (Mi aveva sentito al telefono e si era fidato ...)
Allora l'ultimo, va (ero ancora in servizio, l'ultimo anno):
Ghedi: U.F.O. sull’Aerobase
Inchiesta: Massimo Staccioli (U 555)
Il 5 Maggio,1995, alle ore 04.15, durate il regolare servizio di ronda notturna all’interno del perimetro dell’Aeroporto, due militari, il Serg.Magg. M.N. e l’aviere di leva di Brescia, M.R., a bordo di una “campagnola”, mezzo militare usato per il pattugliamento, notarono simultaneamente nel cielo ancora notturno e stellato una luce di color giallognolo opaco, più grande delle stelle, che si avvicinava da lontano verso la testata Nord della pista dell’Aeroporto come se fosse il faro di un normale aereo in fase di atterraggio; al contrario però la luce degli aerei è bianchissima ed abbagliante.
Poi veniva spostato rispetto l’asse-pista dell’Aeroporto; in più dalla direzione opposta del normale “sentiero di avvicinamento” alla pista, salvo in caso di vento contrario. Ma quella notte era tranquilla e con un leggero strato di umidità sui campi, proprio per l’assenza di qualsiasi brezza. Né poi vi era “traffico”aereo previsto, anzi, come si dice tra gli addetti ai lavori, l’Aeroporto era praticamente “chiuso”.
La velocità di quella luce,ormai diventata grande come il disco lunare visto ad occhio nudo, poteva aggirarsi in torno ai 200/300 Km/h, mentre il suo colore, ora che era più vicina, era di un arancio pallido prodotto evidentemente da ciò che stava dietro quella Luce opaca. La Sfera luminosa (poiché tale si mostrava, avendo ormai scartato qualsiasi tipo di faro) si … fermò in aria a bassa quota, a circa 100/150 m.
Non conoscendo l’effettivo diametro di questa strana Sfera, non erano in grado perciò di stabilire obiettivamente se si fosse fermata in corrispondenza della testata-pista Nord o appena al di fuori della recinzione dell’Aeroporto (dato che loro poi percorrevano il perimetro aeroportuale interno, seppur dirigendo casualmente verso la Sfera, o quello che fosse, distavano da Essa un chilometro circa).
Dopo una dozzina di secondi in cui la Sfera luminosa si mantenne perfettamente immobile, improvvisamente “schizzò via” tornando alta in cielo, andando in un’altra direzione rispetto alla sua provenienza.
Intanto i due testimoni,alquanto perplessi, proseguivano lentamente a bordo del mezzo militare il loro giro programmato di ronda, pensando a varie ipotesi ma senza arrivare a delle conclusioni.
Quand’ecco che dopo circa 5 minuti la vedono tornare da lontano, come all’inizio, ma da una nuova direzione.
Giunta, si ferma di nuovo allo stesso punto ed alla stessa quota di prima; ma improvvisamente, dopo solo qualche secondo, invece di vola via, comincia a muoversi rapidamente a scatti lateralmente, prima da una parte poi dall’altra. Questo per tre/quattro volte poi, a velocità incredibile, scompare verso una nuova direzione in cielo verso i monti della vicina città di Brescia. Queste manovre si ripeterono altre quattro volte ma variando gli scatti:ora verso l’alto ora verso il basso, quando si fermava…
Nel frattempo i due testimoni che si stavano avvicinando progressivamente verso la zona interessata dal “fenomeno”, cominciavano a dar segni di nervosismo e ad allarmarsi!
Parlando eccitati tra loro della Cosa, continuavano a fare ipotesi, ma tutte cadevano. Per prima quella dell’elicottero, subito scartata viste le manovre, la mancanza di rumore e l’ora della notte. In più nessuno poteva avvicinarsi all’Aerobase Militare senza preavviso o autorizzazione anche se in emergenza. Poi qualsiasi faro avrebbe evidenziato il suo fascio di luce, specie per l’umidità nell’aria in quella notte così tranquilla. Insomma, un faro è pur sempre un faro! E chi poteva fare poi quelle strane rapide e silenziose manovre?
La pazzesca velocità di allontanamento, mi dissero i due testimoni, era paragonabile all’apparente scia prodotta da un movimento brusco effettuato con una sigaretta accesa, al buio!
Quindi aerei, niente da fare; satelliti, palloni sonda, fulmine globulare, ancora meno… La vedevano lì, davanti a loro, reale. Praticamente veniva scartata qualsiasi cosa conosciuta… Perciò un U.F.O. ! Non identificato…
Ma dalle manovre intelligenti e ripetute…
Anche eventuali fari di discoteche furono immediatamente esclusi, anche se sapevo che sarebbe stata una domanda a dir poco stupida, visto il tipo di avvistamento…però anch’io ho cercato di giustificare in ogni modo (come da abitudine) l’avvistamento prima di farmi un’idea. Poi l’aviere mi disse che da civile lavorava in discoteca e conosceva bene il funzionamento delle luci laser…
Prima di continuare, facendo diversi rilevamenti di giorno, sul posto con i due testimoni, ed osservando dai quattro punti del loro avvistamento, potemmo osservare bene come i caccia “Tornado” viravano e “riattaccavano” (come si dice in gergo) per ripetere il circuito d’atterraggio (per addestramento o per completare il carburante rimasto eventualmente, al ritorno delle “missioni”) e viravano per tornare all’asse opposto della pista per atterrare (o riattaccare di nuovo). Il Serg. Magg. Mi confermò che nel punto dove il “Tornado” virava, cioè a circa un chilometro a fine pista, la Cosa aveva dimensioni doppie del caccia! Quindi concludemmo chela Cosa doveva avere un diametro di circa 40 m. di diametro, se si trovava fuori della testata pista, oppure in prospettiva, se era in testata-pista, dai 7 ai 10 m. (dato che ripetevano che doveva essere proprio vicina…).
Ma arriviamo alla conclusione dell’avvistamento; così, proseguendo in macchina il giro di ronda previsto e discutendo nel frattempo il da farsi, riguardo i precedenti quattro avvistamenti, i due imboccarono un raccordo interno della pista principale dell’Aeroporto. Non sapendo cosa fare, l’aviere disse risolutamente al Serg, magg. M.N. che per lui era un UFO , intendendo dire quello che tutti identificano per un Oggetto Volante Non Terrestre (ormai è questo l’uso comune dell’acronimo), ma non trovavano la “strategia” di allertare qualcuno o la “Torre di Controllo”. Il fatto si presentava loro in questi termini, come mi dissero: …”se ci sbagliavamo e dicevamo che c’era un UFO, ci potevano prendere per matti e non ci avrebbero creduto, poi in effetti, ci vergognavamo di dire la cosa in questi termini - (eccoci qua: è sempre così!) - poi l’avvistamento durava ogni volta un minuto/due e poi spariva, e se non fosse tornato più….? L’indomani saremmo stati i “matti di turno!”
Mentre facevano questi ragionamenti e prendevano sempre più coscienza che avevano assistito a qualcosa d’insolito che faceva salire loro la tensione, il Serg.magg. fu attirato da una luce arancione riflessa dallo specchietto retrovisore esterno della “campagnola”: era di nuovo la Sfera di luce! Erano passati circa dieci minuti dall’ultimo avvistamento.
La Luce, dapprima lontana, si avvicinò rapidamente da dietro la vettura riempiendo con la sua forma tutto lo specchietto verticale del mezzo militare. L’aviere che non era al volante, si voltò sentendo i commenti del Serg. Magg., ed osservò la Sfera a circa 150 m. da loro e, quasi gridando, disse: “adesso atterra…adesso atterra…!”
Il Serg. Magg. negando per scaramanzia, perché ormai era tale la paura, sterzò improvvisamente verso il limitare del raccordo verso il prato adiacente, istintivamente, con l’intento di togliersi dalla traiettoria e fermarsi, poiché nel frattempo l’Oggetto si avvicinò a loro a circa una ventina di metri…
Solo che, scesi dall’autovettura, non videro altro che…il cielo stellato! L’UFO era sparito! Non c’era più nulla… Era risalito in verticale?
Non hanno saputo dirlo. Nell’attimo in cui aprirono le portiere per scendere, era sparito…
Completato poi il giro della Base, incontrarono l’Ufficiale d’Ispezione, questi chiese loro se fosse tutto a posto, ma i due testimoni si guardarono in faccia simultaneamente, al che, l’ufficiale, cogliendo la volo i loro sguardi, si rese conto che qualche novità in effetti doveva esserci…
Così, quasi timidamente, i due testimoni, dissero ciò che avevano osservato, l’UFO ed i loro pareri…
Qualche battuta da parte dell’Ufficiale e come tante volte…finì tutto lì!
Il giorno dopo, incontrando l’Ufficiale, che conoscevo bene, mi disse che rimase colpito dalle facce e dal tono di voce dei due testimoni.
Da parte mia, non mollando facilmente l’inchiesta ( ero per di più ancora in servizio), sono tornato ripetutamente sull’argomento con il Serg. Magg. (ora Maresciallo); feci ulteriori ricerche e approfondimenti anche tra altri colleghi, ma restarono gli unici testimoni.
In tutto, l’avvistamento durò circa 40 minuti, mentre tra un avvistamento e l’altro passavano tra i 6 e i 13 minuti di… calma. Il Maresciallo mi ripete sempre le stesse cose: niente scintille, niente colori, niente rumori, solo questa enorme Sfera arancione di circa sette metri di diametro. Niente riflessi sul cemento, quando si avvicinò loro; sbucò praticamente già basso dalla curva del raccordo per “presentarsi” a loro. Il motore dell’automezzo, comunque non si spense.
Il testimone è persona seria, riservata e qualificata; è un avionico, lavora nel settore dei pannelli elettronici del caccia “Tornado”. Non era a conoscenza più di tanto riguardo agli UFO, anzi, era alquanto scettico. Più che altro lo misi al corrente io del Problema, come molti altri colleghi e piloti, dai quali riuscii a tirar fuori altri fatti…
Ricorda tutto molto bene ed è rimasto colpito.
Questo è stato solo l’ultimo avvistamento avvenuto all’Aeroporto di Ghedi; ve ne sono stati precedentemente almeno una dozzina, sia dalla “Torre” che inseguimenti da parte di caccia durante esercitazioni di voli notturni …
Fatto sta, tornando a questo ennesimo rapporto, che i casi furono una dozzina. Un bel pò per poter gridare alla suggestione collettiva o ad un abbaglio. Però questo racconto in qualche modo si può collegare a quella teoria del tempo illustrata da Mare. Se non ho capito male, tutte le perosne che si trovano nelle vicinanze di un oggetto non identificato, entrano in un altro tempo. Sbaglio Max?
PS So' 77 anni che Li aspetto! Ma nun se fa vede' mai nissuno ... :-)
PS nun te praoccupà Max te venimo a pjà io e Walt e te portano pure du supplì
Campo magnetico o no, fatto sta che si creano attorno un qualcosa (plasma?) che Li fa volare, vedere luminosi di notte, li protegge e fanno loro compiere (evidentemente) balzi nell'Iperspazio! Non vedo come porebbero viaggiare altrimenti ...
E questo stesso campo è quello che li fa apparire e sparire improvvisamente e che blocca i motori, spegne i fari e fa impazzire le strumentazioni elettroniche.
Perciò, cosa potrebbe essere ...? Naturalmente sono deduzioni; altro non se ne ricava ...
A parte le testimonianze, che prove oggettive sei riuscito a recuperare?
p.s.: per Max. Tutte illustrazioni verbali che mostrano una sorta di "nesso comune". Ed è per quello che mi piacciono e mi paiono credibili. Poi, e Tu lo sai meglio di me, a sparar caxxate siam buoni tutti. Ma su certe cose, tipo queste, non è una buona idea scherzare...