L’Anno del Centauro (Capitolo I) – Di Paolo C. Fienga & Lunar Explorer Italia
“…Da un lato non credo che essere Scienziati significhi essere capaci di rispondere a qualsiasi domanda; dall’altro, però, sono convinto che uno Scienziato, a fronte di determinati quesiti, non possa esimersi almeno dal tentare di dare una risposta…”
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Prefazione dell’Autore
Ero soltanto un ragazzino, quando iniziai a guardare la Luna, aiutandomi con un piccolo telescopio: avevo appena compiuto 6 anni ed il mio “strumento di lavoro” era un modestissimo (ma, per me, unico ed affascinante) rifrattore Zeiss, regalatomi dai miei genitori.
Il Periodo Storico era quello della “Moon Race” fra USA ed URSS, la quale – sebbene (formalmente) iniziata nel 1958 (o forse anche prima) – visse il suo culmine negli anni andanti dal 1968 al 1972.
Molte cose, partendo dagli Schemi di Pensiero propri dell’Uomo Comune (e figli non solo del cosiddetto “Secondo Dopoguerra” ma anche, probabilmente, dai Modelli Culturali espressi dalla Famiglia e dalla Scuola) e passando dalle (nuove?) Filosofie Politiche, interne ed esterne a ciascun Paese (e sovente foriere di crisi interne ed internazionali gravi e sanguinose) per giungere infine alle “linee immaginarie” che tracciano i confini fra Stato e Stato, erano diverse da come lo sono oggi.
Molto diverse.
Direi, riprendendo quanto dianzi detto, che le differenze maggiori le vedo (e le ricordo) nella sensibilità delle persone, nelle aspettative sociali per il Futuro, nel modo – in generale – di “essere” e quindi, di riflesso e di conseguenza, nel modo di studiare e di fare Scienza e Cultura.
Si: tra la fine degli Anni ’60 ed i primi Anni ’70 ed oggi – e lo si direbbe da molti punti di vista – sembrano essere passati dei secoli.
E così, quasi a corollario di questo Teorema della Diversità (Umana), anche il Cielo, in quegli anni – e questo è davvero facile ammetterlo – era “diverso” dal Cielo di oggi: esso, infatti, era di gran lunga più pulito (in tutti i sensi) e, quindi, più facile da osservare “con soddisfazione” – sia degli occhi, sia della mente – anche per coloro che vivevano in Città o, comunque, in aree ad elevata urbanizzazione.
La Luna, per me – come, penso, per tutti coloro che sono affascinati dal Cielo –, fu il primo “bersaglio” da centrare ed il primo “luogo” da cui iniziare il cammino verso la conoscenza di qualcosa di così bello, grande e, per definizione, inafferrabile, come l’Universo.
La Luna, già…
La Luna, forse proprio perché – assieme al Sole – è un Corpo Celeste che fa da sempre parte della nostra Umana Condizione (e “quotidianità”), può non essere esattamente l’obbiettivo preferito – specie oggi: Novembre dell’A.D. 2006 – della Fantasia e dell’Inconscio Collettivo (per stimolare il quale bisogna, quasi inevitabilmente, rivolgersi verso Marte ed oltre); tuttavia, verso la fine degli Anni ’60, per un bambino che stava appena iniziando ad appassionarsi all’Universo ed ai suoi fenomeni e che, inevitabilmente, sentiva parlare, quasi ogni giorno, della inarrestabile “Corsa alla Luna” – che vedeva impegnati, senza esclusione di colpi, i Russi e gli Americani –, essa era certamente un ottimo punto di partenza.
Anzi, di più: era il migliore.
Un “obbiettivo ideale” per l’immaginazione di un’Umanità che doveva per forza guardare verso l’alto, se non intendeva rimanere travolta e sconvolta da quello che stava accadendo “al suolo” (pensate alla Crisi di Cuba, alla dilagante carneficina del Viet-Nam, al Biafra – il paradigma di un’Africa (ancora adesso) inquieta e contraddittoria –, alla Rivoluzione Studentesca, al “Muro” di Berlino – che era più solido che mai – ed alla Primavera di Praga, tanto per citare qualche esempio significativo…).
Un “obbiettivo spettacolare”, come Sir Stanley Kubrick, attraverso il suo capolavoro “2001 – A Space Odyssey”, dimostrò ampiamente e come tutta la cinematografia di fantascienza di quel periodo (chi non ricorda, fra gli altri, i telefilm “UFO”, con il Comandante Straker e la “mitica” Base Luna?!?) confermò ancora per qualche anno (direi sino alla fine degli Anni ’70).
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L’osservazione visuale della Luna, come tutti sapranno, è estremamente agevole.
I maggiori – e più suggestivi – rilievi lunari, per chi ha “occhi buoni”, sono individuabili con grande facilità: basti pensare alle distese relativamente lisce e pianeggianti che caratterizzano il Lato (a noi) Visibile della Luna – o Near-Side (contrapposto al suo Lato Nascosto e noto come Far o anche Dark-Side) e che classifichiamo come “Mari” (ci riferiamo, ad esempio, al Mare della Tranquillità – Mare Tranquillitatis – o, in contrasto, all’Oceano delle Tempeste – Oceanus Procellarum – ed al Mare delle Crisi – Mare Crisium) oppure ad alcuni Grandi e visivamente spettacolari Crateri (come Plato, Copernico, Clavius e Tycho).
Si tratta, come ben sapete, di targets che non solo posseggono la grande capacità di produrre un notevolissimo impatto emotivo in chi li osserva, ma che sono anche – e molto semplicemente – riconoscibili da chiunque (anche l’Astrofilo più inesperto).
Per chi ha una vista eccellente, poi (e non serve di certo un “Occhio di falco”, state tranquilli…), si tratta di obbiettivi individuabili persino ad occhio nudo.
Ma non è tutto: se l’osservazione senza “aiuti” può già dare grandi soddisfazioni, l’osservazione telescopica, in realtà, può davvero riuscire ad incantare anche i più scettici…
Basti pensare, a titolo di esempio, all’incredibile ed affascinante spettacolo che deriva dall’osservazione delle Regioni Lunari poste a ridosso del “Terminatore”(ossìa quella linea che divide la porzione dell’astro illuminata dal Sole da quella immersa nella notte): il contrasto espresso da rilievi solo parzialmente illuminati ed incorniciati da ombre nette e definite, laddove esaltato da condizioni di visibilità (il cosiddetto “seeing”) discrete e ben supportato da uno strumento di pur modestissime dimensioni (ma comunque dotato di buone ottiche) può produrre, anche ad occhi non abituati, degli effetti visivi e fotografici – anche e soprattutto in termini di “percezione della profondità” dei rilievi osservati – semplicemente spettacolari!
Una percezione della profondità che, in condizioni di Luna piena o quasi piena (o, comunque, allorché l’osservazione si rivolge a Regioni Lunari completamente in luce), di regola, non può essere colta.
Ma non solo: un’osservazione telescopica prolungata di Regioni Lunari completamente illuminate, allorché essa viene effettuata senza avvalersi di adeguati filtri colorati (nota: a mio parere le colorazioni “blu cenere” e “grigio” sono più che eccellenti ed atte allo scopo), non solo non è – sempre di regola – “visivamente soddisfacente”, ma può anche risultare stancante ed estremamente faticosa per gli occhi (senza contare che bastano pochi secondi di osservazione della Luna piena – o di una sua porzione – a “fuoco diretto” per produrre un immediato abbagliamento).
E’ per questo motivo che suggerisco, specie a coloro che sono solo agli inizi del “Viaggio”, di cominciare dalla Luna, ma quando non è piena: un pizzico di esperienza al riguardo insegna che le osservazioni migliori avvengono, in regime di Luna crescente, dal primo quarto sino alla metà e poi, con la Luna calante, dalla metà sino all’ultimo quarto.
Per chi volesse tentare comunque di osservare la Luna allorché è piena o quasi, suggeriamo di avvalersi solo di un semplice binocolo, magari montato su un cavalletto, così da riuscire a mantenere l’immagine del disco lunare più fissa e stabile: l’effetto scenico è sempre incantevole e gli occhi “soffrono” relativamente poco.
Un ultimo suggerimento: in condizioni di Luna piena – se proprio volete guadare la Luna a tutti i costi… –, la parte migliore e più interessante da osservare – sia per proteggere gli occhi, sia per salvaguardare le ottiche del telescopio – è il bordo (limb): usando uno strumento di buone dimensioni e qualità, infatti, è possibile “percepire”con buona chiarezza le irregolarità del disco causate della presenza di quei rilievi che, dal nostro punto di vista, si trovano proprio sulla circonferenza del nostro unico Satellite Naturale.
Si tratta di irregolarità (costituite, in larga misura, dai profili di grandi montagne o dai bordi di rilievi comunque alti e frastagliati) che, ovviamente, risultano impercettibili sia nelle osservazioni effettuate “ad occhio nudo”, sia in quelle supportate solo da binocoli o telescopi di modestissime dimensioni.
In tutti gli altri casi, invece (come già detto in precedenza), il “meglio” lo si può vedere ed ottenere osservando le regioni poste a ridosso del Terminatore.
Tutto qui? Ma no, certo che no!
Per gli Appassionati di Scienze di confine e di Ufologia, infatti, le cose sono un po’ diverse e, forse, anche più interessanti…
Capitolo I
Anomalìe e Singolarità; i Transient Lunar Phoenomena, gli Extra Lunar Objects ed i Fast Moving Objects (T.L.P., E.L.O. e F.M.O.)
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Non esiste una “Scienza” (sia essa “Classica” – tipo la Fisica, la Chimica o la stessa Astronomia – o “Nuova” e “Di Confine” – come l’“Archeologia Spaziale”, l’“Anomaly Hunting” o l’“Ufologia” ) che non contempli una qualche definizione.
Nel campo che abbiamo deciso di studiare e che, scelte professionali a parte, si orienta con decisione verso quelle Discipline che vengono comunemente conosciute come “Aree (o “Scienze” vere e proprie) di Confine”, un posto sicuramente importante – se non altro per creare un linguaggio “comune” fra chi parla e chi ascolta (e dunque per stabilire una linea di comunicazione effettiva) – è occupato proprio dalle Definizioni.
Ma una premessa – ancora una… – è necessaria: molti Astronomi, al pari di innumerevoli Appassionati di Astronomia, hanno avuto occasione, alzando gli occhi al cielo, di cogliere dettagli curiosi i quali, dopo essere stati trasportati in un contesto più ampio ed articolato, sono stati chiamati “Anomalìe” (con ciò intendendosi “tutti quei rilievi e/od oggetti posti sulla superficie di un qualsiasi Corpo Celeste – Terra inclusa – le cui caratteristiche esteriori ed apparenti inducono l’Osservatore ad escludere la loro origine naturale e/o il loro essere “indigeni” del luogo in cui essi appaiono e/o si trovano nel momento in cui sono stati scoperti/individuati”) e “Singolarità” (con ciò intendendosi, invece “tutti quei rilievi e/od oggetti posti sulla superficie di un qualsiasi Corpo Celeste – Terra inclusa – aventi un’origine naturale, ma le cui caratteristiche esteriori ed apparenti inducono l’Osservatore a ritenere che, su di essi, possano essere intervenuti processi modificativi diversi ed ulteriori rispetto a quelli geologici e/o atmosferici”.
La Luna (anzi: l’osservazione della Luna), anche se non sono in molti – almeno ufficialmente e pubblicamente – ad averlo notato e ad averne preso atto (forse perchè Appassionati e Scienziati sono più propensi ad osservare Marte e le sue – diciamo così – “stranezze”), costituisce una vera e propria fucina di Anomalìe e Singolarità.
Attenzione però: si parla di Anomalìe e Singolarità non solo con riferimento a “corpi stazionari”, ma anche per indicare “oggetti che non poggiano su alcun Corpo Celeste, ma sia che si trovano in movimento e sia che si trovino – almeno in apparenza – immobili nello spazio”.
In questo caso, quando ci riferiamo ad un’Anomalia, ad esempio Orbitale, facciamo riferimento ad un oggetto di apparente/presumibile origine NON naturale mentre, quando parliamo di Singolarità, facciamo riferimento ad un oggetto, si, “strano” ma COMUNQUE di presumibile originale naturale).
Fra le Anomalìe e le Singolarità Lunari, un posto di indubbio e storico rilievo è occupato dai Fenomeni Lunari Transitori (o F.L.T. o T.L.P., in accordo alla terminologia internazionale di riferimento), i quali – in questa sede elenchiamo solo la casistica principale e “più suggestiva”… – si possono sostanziare e manifestare come:
1) “lampi e/o bagliori estemporanei” veri e propri (noti come “Lunar Flashes”) i quali possono interessare, per una frazione di secondo, una Regione Lunare – apparentemente – di modestissime dimensioni;
2) “luci stazionarie” (fisse e/o, più spesso, tremolanti, simili a stelle viste al telescopio) di color bianco e/o rosso e/o blu (note come “Lunar Flares”) le quali restano visibili su aree circoscritte – per lo più puntiformi, dal punto di vista dell’Osservatore – della superficie lunare per determinati periodi di tempo che vanno dai pochi minuti alle svariate ore e, infine,
3) improvvisi e difficilmente spiegabili “annebbiamenti” (anche noti come “Fogging”) di alcune Regioni Lunari (sovente poste all’interno o sui margini di crateri) le quali, per un periodo di tempo (di regola) breve, divengono invisibili oppure appaiono “offuscate” agli Osservatori Terrestri ancorché questi ultimi si trovino in condizioni di seeing ottimale.
L’elemento comune a TUTTI i F.L.T. è, come avrete già notato, la loro “appartenenza” alla Luna (rectius: alla Superficie Lunare).
I Fenomeni Lunar Transitori, infatti, sono Fenomeni che:
a) “coinvolgono” il suolo della Luna (e/o lo spazio posto nelle sue IMMEDIATE vicinanze – come nel caso del fogging);
b) hanno una (presumibile) causa – o evento scatenante – INTERNA alla Luna – pensate ad una eruzione vulcanica, o ad un outgassing, o ad un evento sismico residuale etc.) e;
c) si manifestano in maniera visibile (ad esempio attraverso emanazioni di luce) ed eclatante.
Ciò premesso, ne consegue che i “lampi luminosi” che si vedono da Terra (o dallo Spazio) i quali vengono ricondotti ad Impatti Meteorici (Meteor Strikes) – per esempio nei periodi di attraversamento di sciami di meteore (quali, ad esempio, le Perseidi, le Orionidi etc.) – NON costituiscono (almeno nel senso proprio del termine) dei Fenomeni Lunari Transitori.
Ben diversi dai Fenomeni Lunari Transitori – anche da un punto di vista concettuale, come vedrete – si collocano gli Extra Lunar Objects (o E.L.O.) i quali, in accordo alla definizione adottata dall’A.L.P.O. (Association of Lunar and Planetary Observers), sono “oggetti NON poggiati sulla superficie della Luna (ossìa NON appartenenti alla Luna) i quali, tuttavia, appaiono – agli Osservatori Terrestri – prossimi alla superficie lunare stessa e non mostrano alcun movimento apparente” (il che significa, in altre parole, che si dovrebbe trattare di “oggetti” i quali, anche se si “sovrappongono” (ma solo dal nostro punto di vista, ovviamente) ai rilievi lunari, in realtà non fanno parte della Luna (anzi: stazionano ad una certa distanza dalla medesima), sembrano (relativamente) vicini ad essa e, infine, appaiono stazionari (fermi, insomma).
In (relativa) contrapposizione a questi E.L.O., i quali (lo ribadiamo) sembrano immobili a chi li guarda, esistono i cosiddetti “Fast-Walkers” o “Fast Moving Objects” – e cioè i Veloci Camminatori oppure Oggetti in Rapido Movimento – che, a differenza degli E.L.O., sono corpi NON necessariamente prossimi alla Luna (possono anche esserlo, ma non è detto) e che, dal punto di vista degli Osservatori Terrestri, si muovono rapidamente davanti al disco lunare (da cui il termine “Fast” –> veloce – e “Walker” –> camminatore).
Inutile dire che, dal punto di vista di un Osservatore situato sulla Terra (e cioè qualcuno che “osserva la Luna dalla superficie della Terra”), ambedue le Classi di oggetti sopra descritte e definite possono, spesso ed a pieno titolo, richiamare, coinvolgere e/od identificare degli O.V.N.I. (Oggetti Volanti Non Identificati) i quali sono più familiarmente noti anche come U.F.O. (Unidentified Flying Object): l’acronimo internazionale che identifica tutti quegli oggetti che:
1) volano (anche se, molto spesso, si parla di U.F.O. anche con riguardo ad oggetti NON Identificati nè identificabili ma che si trovano al suolo) e
2) posseggono caratteristiche le quali li rendono non (immediatamente) identificabili – e, come dice qualcuno, non immediatamente riconoscibili (e qualcuno aggiunge alla suddtta definizione la frase “come velivoli di origine terrestre”).
Tutto semplice?
Diremmo proprio di no, per svariati ordini di motivi: il primo e, a parere di chi scrive, il più importante, attiene proprio il presupposto essenziale delle definizioni viste sino ad ora.
Gli E.L.O. ed i F.M.O. coinvolgono ed implicano la circostanza per cui questi “oggetti” sono il risultato di una “osservazione” effettuata da Terra”.
Ora, sapendo che la distanza media Terra-Luna, per esigua che sia (in termini cosmici) è pur sempre una bella distanza in termini terrestri (e cioè poco più di 380.000 Km in media), la prima conclusione razionale che dovremmo trarre, a proposito degli E.L.O. (oggetti, lo ripetiamo, che NON stazionano sulla Luna ma che sembrano però più VICINI alla Luna che alla Terra ed i quali, dal nostro punto di vista, appaiono FERMI) è che si tratti di oggetti se non enormi, almeno di dimensioni assai considerevoli.
Perché?
Ma perché – ovviamente – se così non fosse…Non riusciremmo a vederli!
Ora, se questa premessa logica è corretta, noi dovremmo supporre che gli Extra Lunar Objects, qualora fossero effettivamente – ed in accordo alla definizione – dei corpi prossimi alla Superficie Lunare, stazionari, e visibili da una distanza media di 380.000 Km, essi dovrebbero anche (ed inevitabilmente) essere corpi grandi (magari) quanto intere città terrestri.
E attenzione: non parliamo di “città qualsiasi”, si badi: essi, per essere visibili da Terra, dovrebbero essere grandi quanto delle autentiche megalopoli (tipo Città del Messico, Los Angeles, Tokio o Houston).
Città “volanti” che, per qualche strano motivo, si trovano in cielo, fra Terra e Luna, ma più vicine alla Luna.
Basta questa considerazione – a nostro parere ovvia – per ricondurre gli Extra Lunar Objects (a pieno titolo!) nella più generale – ma certo non meno affascinante – categoria degli Oggetti Volanti Non Identificati di (presumibile) origine Extraterrestre.
Diverso è invece il discorso che va fatto per i Fast-Walkers (o Fast Moving Objects): per essi, infatti, non si presuppone la loro vicinanza alla Luna: essi sono semplicemente degli oggetti che, dal punto di vista dell’Osservatore, attraversano, ad un certo punto, il disco lunare.
La storia (e le testimonianze) ci insegnano che, in un’ampia maggioranza di casi (e qui possiamo annoverare anche qualche nostra esperienza diretta), si trattava di aerei (per lo più), di satelliti artificiali (qualche volta) e – incredibile ma vero – spesso di semplici uccelli!
Stormi di anatre, per l’esattezza, le quali, viste attraverso un telescopio, apparivano – giustamente – come gruppi di Oggetti (puntiformi) Volanti Non Identificati, in rapido (e solo apparente) passaggio davanti al disco lunare.
Certo, il caso delle anatre (per altro frequente e famoso) è un caso limite, ma la sostanza – per chi volesse fare una ricerca seria ed approfondita su questo argomento, non cambia: se la definizione di E.L.O. implica – diremmo quasi necessariamente ed inevitabilmente – la nozione di U.F.O. (nel senso di oggetto “extraterrestre”), altrettanto non si può dire per i F.M.O. i quali, sempre per definizione, possono essere qualsiasi cosa: tanto terrestre (piccola e vicina all’Osservatore), quanto extraterrestre (ed in tal caso gigantesca e lontana).
Ma un fatto è certo, a nostro parere, e cioè che sia la nozione di E.L.O., sia quella di F.M.O. considerano un solo punto di vista (quello dell’Osservatore che guarda DALLA Terra) e trascurano – commettendo un errore piuttosto grave –, tutti quegli oggetti SICURAMENTE più vicini alla Luna che alla Terra i quali vennero visti e ripetutamente fotografati sia dagli Astronauti nel corso delle Missioni Apollo, sia da Sonde Automatiche, prima, durante e soprattutto dopo l’Epopea Apollo.
Il fatto che l’avvistamento di questi oggetti – chiaramente “volanti” ed ovviamente “non identificati” – non abbia ricevuto una particolare eco negli ambienti dei Ricercatori Scientifici (presumiamo per la solita paura di non sapere “cosa dire” e “come spiegare”…) non rende questi sightings meno importanti o, comunque, non meritevoli di una trattazione quanto più possibile precisa, dettagliata e, per evidenti motivi di credibilità, pragmatica.
Ora, infatti, andremo ad esaminare proprio questa (secondo noi nuova) classe di oggetti che abbiamo classificato – molto semplicemente – come Transients (ossìa tutti quei corpi i quali, a prescindere dalle loro forme e dimensioni effettive, non sono – quantomeno ufficialmente – correlati a missioni umane, presentano caratteristiche tali da classificarli a tutti gli effetti come aventi una matrice extraterrestre e che si possono incontrare a partire dal Punto Neutro – e cioè il luogo in cui la forza attrattiva della Terra viene eguagliata da quella della Luna e che è posto ad una distanza di circa 340.000 Km dalla Terra – passando quindi dallo spazio circum-lunare e per giungere sino allo spazio profondo).
Nota: in realtà esisterebbe anche una Categoria di Oggetti che condivide sia la natura degli E.L.O., sia quella dei F.M.O..
Essa andrebbe a comprendere, infatti, tutti quegli oggetti i quali, dal punto di vista dell’Osservatore Terrestre, non solo appaiono in movimento, ma sono anche certamente prossimi alla Luna poiché, nel loro movimento, proiettano ombra sulla superficie lunare (esiste uno straordinario filmato – che Vi proponiamo alla fine di questo Primo Capitolo – il quale dimostra con strabiliante chiarezza l’esistenza di un tale tertium genus di oggetti che, laddove ci fosse possibile “misurarli”, dovrebbero risultare – semplicemente – come aventi dimensioni enormi.
Enormi almeno in rapporto a quelli che sono i medi standard dimensionali terrestri…
(Fine del Capitolo I)