True Planets

14 Marzo 2006

Luces Lunae: Analisi Approssimativa di un Mistero Irrisolto (3° puntata) – di Lunar Explorer Italia

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“…Nimium altercando, Veritas amittitur…”

(P. Siro

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Dopo aver esaminato, sia pure in maniera sommaria (così come d’altronde impone questo tipo di trattazione), le maggiori “Tipologie” di Fenomeni Lunari Transitori (o TLP) e dopo aver quindi dato un occhiata all’interessantissimo (ed ampiamente sottovalutato, almeno a nostro parere) NASA Technical Report R-277, oggi, in questo nuovo capitolo della nostra “Analisi Approssimativa”, prendendo spunto dalle interessanti – sebbene poco discusse ma ampiamente discutibili – riflessioni svolte dal Dr David O. Darling, proveremo ad occuparci di alcune delle possibili “Cause” dei Fenomeni Lunari Transitori, esaminando sia la Casistica Ufficiale (J. Hedley Robinson – in British Astronomical Association Magazine – Dicembre 1986 e W.S. Cameron – in Sky & Telescope – Marzo 1991), sia – molto brevemente – quella “Ufficiosa”…

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Ma perché distinguere le due casistiche, ci potreste domandare…

Dobbiamo dividerle perché sono figlie di diversi approcci e di diversissime Sensibilità e Culture.
La Casistica Ufficiale, infatti, è – peraltro giustamente – il prodotto di quella Scienza Consolidata che, sebbene abbia dato a tutti noi le basi tecniche, logiche e metodologiche per arrivare a sviluppare un Pensiero Razionale il quale non sia solo frutto della mera capacità di osservazione, dell’intuizione e della speculazione, si è ora trasformata – a detta di molti (noi inclusi) – in una sorta di isolata e, per certi versi, impenetrabile “Roccaforte”.
Una Roccaforte fatta di linguaggi settari ed esclusivi (il “Jargon”, tanto per essere chiari).
Una Roccaforte retta e governata da pochissimi “eletti” (qualche “Professore” e qualche “Divulgatore”), le cui porte si aprono soltanto per coloro che facciano “professione di Fede” e rinuncino, almeno a quanto sembra, alla propria individualità.
Una Roccaforte, infine, la cui intrinseca e tetragona struttura, sebbene i secoli trascorrano e lo Spirito Umano cresca (al pari delle esperienze attraverso cui passa) e si evolva, non può né deve mai essere messa in discussione – neppure in parte – senza provocare (in particolar modo negli ambienti universitari, ossìa le teoriche “fucine della Scienza e degli Scienziati”…) reazioni ed indignazioni fatte di facili ironie e di giudizi trancianti così come di silenzi e di sguardi vuoti, ma pesanti più delle montagne.
Risposte ed atteggiamenti, questi, che ci rammentano i rapporti fra i Maestri e gli Allievi nei più remoti e severi monasteri del Medio Evo: “…luoghi di preghiera e di sublime ricapitolazione, ma NON luoghi di progresso…” (citiamo “Il Nome della Rosa”) laddove anche la più minuta scintilla derivante dal più piccolo dubbio (per quanto legittimo – in quanto elemento fondamentale della Natura Umana – esso fosse) rapidamente diventava una fiamma – anzi: una “Fiaccola” -: l’inequivocabile segno indicatore dell’eresia.
Una fiamma, come saprete e ricorderete, che non illuminava le tenebre, ma che era capace di accendere grandi fuochi purificatori i quali, assieme al dubbio, consumavano e riducevano in cenere anche colui o coloro che tale dubbio lo avevano manifestato.
Forse, anche se sono trascorsi svariati secoli, è ancora questo l’approccio che disegna i rapporti fra i Detentori della Scienza ed i Discepoli che tale Scienza vorrebbero e dovrebbero apprendere: un rapporto fortemente gerarchico e che non vede Maestri ed Allievi, bensì Superiori ed Inferiori; un rapporto improntato, nel suo stesso divenire, a concetti più prossimi all’idea di obbedienza fideistica (…è così perché lo dico io!…) piuttosto che al “confronto di e fra idee”.
Un confronto il quale – se non altro in teoria – dovrebbe invece essere la base comune di riferimento ed il comune retaggio intellettuale di coloro che si ritengono, a torto o a ragione, come i Padri del Pensiero Scientifico.
§§§
Nota: nell’esposizione delle possibili cause delle Luces Lunae, impiegheremo la casistica suggerita dal Dr J. Hedley Robinson (come rubricata – ed integrata? – dal Dr David O. Darling), debitamente completata dalla nostra interpretazione in ordine a ciascuna di esse. Al termine delle nostre considerazioni riporteremo, possibile causa per possibile causa, in originale e senza traduzione (così da non correre il rischio di fraintendere nessuno a causa di errori e susseguente “unfaithful translation”…), il testo scritto dai due sopramenzionati Ricercatori.
Certamente non Vi sfuggirà (e lo diciamo senza ironia) la profonda diversità linguistica e metodologica adottata ed esistente fra quello che l’approccio “puramente scientifico” del Dr Robinson e del Dr Darling rispetto al nostro, meramente “divulgativo” (nota: in realtà le riflessioni svolte da Lunar Explorer Italia sono delle semplici note esplicative che servono, nelle nostre intenzioni, a rendere agevolmente leggibili e comprensibili le interessanti – ma oltremodo complesse, anche in linea espositiva – teorizzazioni dei due summenzionati Ricercatori).

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1. Eventi Mareali (Tidal Events): usando un linguaggio “semplice” (che farà senza dubbio rabbrividire i nostri Amici Robinson e Darling…), possiamo dire che per “Eventi Mareali” si intendono le “Interazioni Gravitazionali” fra diversi Corpi Celesti.

Premesso che un’interazione gravitazionale (ovviamente infinitesimale) esiste fra (e collega)TUTTI i Corpi esistenti in questo Universo, per quanto attiene il rapporto Terra-Luna possiamo dire che la Luna, come sapete, è responsabile delle “maree terrestri” ed il concetto di “marea”, usando un’immagine poetica, ma efficace, esprime il “Respiro del Mare” (ossìa il crescere – di livello – ed il ritrarsi delle sue acque).

La Terra, da parte propria, esercita un effetto similare (anzi: molto più marcato) sulla Luna, facendo “respirare” la sua superficie, ergo le sue distese rocciose, le sue pianure e le sue montagne (dato che la Luna, di Oceani e di Mari ricoperti d’acqua, non ne ha).
Il “Respiro” della Superficie Lunare si esprime attraverso meccaniche di “stress” (e cioè mediante “tensioni” della sua superficie la quale, per così dire, viene “attratta” verso la Terra); tensioni che possono dare luogo all’apertura di crepacci (o cracks) i quali, laddove sufficientemente profondi, possono dar luogo alla fuoriuscita di sacche di gas intrappolate da ere nel sottosuolo lunare. Gas che, come avete intuito, allorché si liberano ed emergono, danno vita a quelle splendide “Fiaccole” (o flares) che illuminano la Luna e che in tanti hanno visto nel corso del secoli.
Il Dr J. Hedley Robinson, come ripreso dal Dr David O. Darling, a proposito dei “Tidal Events” ha scritto questo:”Tidal stress is greatest when the Moon is at perigee. The tidal pull may release strains in the Lunar crust and permit the release of trapped gases. The Earth’s tidal effects on the Moon is 32,5 times greater that the Moon’s effect on the Earth”.
2. Fluttuazioni nella Luminosità (Albedo Changes) provocati da movimenti di polveri: premesso che l’Albedo è “la frazione di luce ricevuta da una superficie e che viene diffusa da essa”, dobbiamo innanzitutto precisare che l’albedo dipende, fondamentalmente, dalla costituzione della superficie del Corpo Celeste di riferimento.
L’albedo maggiore, che si esprime attraverso una maggiore luminosità (quella del Pianeta Venere, ad esempio, oppure della piccola Luna Saturniana Encelado), è data dalla presenza di acqua, di ghiaccio o di neve sulla superficie del Corpo Celeste in oggetto oppure dalla presenza di nuvole nella sua atmosfera.
L’albedo minore, invece, che si esprime attraverso una minore luminosità (e che possiamo riscontrare su Giapeto – un‘altra Luna Saturniana – o su Phobos), è invece provocata dalla presenza, sempre ed ovviamente sul Corpo Celeste in questione, di polveri.
Insomma: quanto minore è il quantitativo di ghiaccio o di nuvole presente, rispettivamente, sulla superficie o nell’atmosfera di un certo Corpo Celeste, tanto maggiore sarà la quantità di luce che verrà assorbita dalla sua superficie e, di conseguenza, tanto più bassa sarà la sua albedo.

Ma attenzione: onde evitare spiacevoli malintesi dobbiamo precisare che, nonostante l’apparenza, l’albedo della Luna è MOLTO BASSA, poiché la sua superficie assorbe oltre il 90% della luce in arrivo dal Sole. La Luna, come ben sapete, ci appare – molto spesso – luminosissima soltanto perché…è (relativamente) vicina!
Ad ogni modo, premessi questi semplici – ma fondamentali – elementi, veniamo al punto: talvolta la superficie della Luna (non tutta ovviamente: solo alcune zone, peraltro ricorrenti), sembra “perdere luminosità” ed offuscarsi.

Anche questa situazione concreta un TLP e la sua causa, secondo alcuni Scienziati, potrebbe rinvenirsi nel fatto che, per motivi che andremo ad esaminare, di tanto in tanto, in alcune zone, si sollevano degli enormi quantitativi di polvere i quali non solo arrivano ad offuscare (o addirittura a cancellare del tutto, per alcuni momenti) la visione dei rilievi coinvolti agli osservatori che si trovano sulla Terra, ma riescono anche – in accordo a quanto dicevamo a proposito del rapporto fra albedo e costituzione della superficie lunare – ad “abbattere sensibilmente la luminosità” dell’area o dell’intera regione del nostro Satellite che è coinvolta da questo evento.
La teoria è interessante, ma la domanda fondamentale, a nostro avviso, è questa: per quale motivo, di tanto in tanto, si dovrebbero muovere (rectius: sollevare) delle enormi masse di polvere su alcune regioni della Luna?

In realtà, il movimento di dette masse di polvere potrebbe essere determinato da frane (provocate da sismi o da gravity wasting, così come dal depositarsi di rocce e detriti vari – polveri incluse – a seguito di un’esplosione, di un’emissione vulcanica o di un impatto), ma la nostra idea è che, se così realmente fosse, altri eventi dovrebbero essere abbinati (ora anticipandio ed ora accompagnando) il movimento delle polveri predette.
Se le nuvole di polvere in questione, infatti, si fossero sollevate a seguito di un’esplosione o di un impatto allora, prima dell’offuscamento, avremmo dovuto anche vedere un “flash”: il riflesso luminoso dell’impatto meteorico (meteor strike) o del fenomeno eruttivo vulcanico.

Eppure, a quanto ne sappiamo, non pare esserci correlazione (o almeno non possediamo testimonianze al riguardo) fra l’apparizione di “luci” sulla Luna ed annebbiamenti.
Si tratterebbe, in altre parole, di eventi assolutamente distinti ed indipendenti.
Noi non crediamo, inoltre, che il semplice Gravity Wasting sia in condizione di produrre un sommovimento di sabbie e polveri tale da essere percepito da Terra e non crediamo neppure che una (eventuale e gigantesca) frana possa occorrere senza il verificarsi di un notevole evento sismico o di un impatto.
E’ pur vero, tuttavia, che un “annebbiamento” (o “albedo change”) potrebbe anche verificarsi al seguito di semplici emissioni di fumi (senza esplosioni e senza comparsa di magma) ed è altresì indubitabile che simili eventi possono comunque essere indici dell’occorrere di un evento vulcanico, associato ad un evento sismico.
Ciò che ci rende perplessi e dubbiosi, tuttavia, è la “portata” che un simile evento (fatto solo di “fumi e polveri” e senza emissioni luminose) dovrebbe avere per essere notato – e bene! – da Terra.
Ciò che intendiamo dire è questo: gli esperimenti svolti dagli Astronauti durante le Missioni Apollo sembrano aver dimostrato l’esistenza di una qualche attività sismica nelle viscere del nostro Satellite, in aree ben determinate. Gli scienziati che hanno analizzato i dati raccolti dagli Astronauti e dai sismografi abbandonati (ma in regime operativo) sulla Luna, però, sono tutti concordi (beati loro…) nel dire che un‘attività sismica lunare – se mai ci fosse – dovrebbe essere realmente trascurabile e praticamente impercettibile.

Ora noi ci domandiamo: se sulla Luna non ci sono sismi e, di conseguenza, non ci sono neppure (e, se ci sono, la loro portata è minima) eventi vulcanici, CHE COSA riesce a smuovere volumi enormi di polveri in maniera tale che queste “nuvole” riescono a nascondere, per pochi istanti, ma anche per alcuni minuti o per qualche ora, dei rilievi di sensibili dimensioni agli occhi di chi sta osservando da circa 300.000 Km di distanza?
Quello che intendiamo esprimere, sebbene ci rendiamo conto di essere forse stati un po’ troppo articolati, è questo: per riuscire a vedere da Terra l’occorrere di un “annebbiamento”, vuol dire che la sua dimensione deve essere stata eclatante. Una dimensione eclatante, a nostro avviso, deve avere dietro di sé anche una “causa eclatante”: un impatto, un’esplosione, un’eruzione, un sisma di dimensioni medio-grandi e così via.
Ma tutte queste possibili cause degli “Annebbiamenti”, proprio usando le testimonianze di coloro che hanno assistito a questi Cambi di Albedo e combinandole con gli elementi forniti dalla Scienza Convenzionale, devono essere escluse!

Gli impatti devono esserlo perché non ci sono (o non si vedono) flash prima degli annebbiamenti; le esplosioni e le eruzioni  vulcaniche devono essere scartate perché agli annebbiamenti non si accompagnano a fenomeni luminosi quali flares, star-like o eruption-like lights; i sismi di magnitudo media e medio-grande devono essere esclusi perché – come la Scienza Ufficiale ha statuito – la Luna è geologicamente (quasi del tutto) morta e la sua attività sismica, ammesso che ci sia, è meramente residuale.
E allora?

I dubbi rimangono e le spiegazioni fornite dai nostri Amici Ricercatori (e che ora riportiamo) restano, tutto sommato, nel limbo:”Albedo changes may be due to dust movement. There is essentially no atmosphere on the Moon to raise dust, so this does not seem likely as an explanation. This opinion has since changed due to recent missions such as Clementine and Lunar Prospector”.
3. Shock Termico (Thermal Shock): la superficie  della Luna è soggetta a variazioni di temperatura estreme (basta pensare ad un’area in luce (la cui temperatura è intorno ai + 110/115° Celsius) ed un’area in ombra (la cui temperatura può invece oscillare fra i – 40 ed i – 60° Celsius).
Questi “scarti” estremi, come appare davvero agevolmente intuibile, possono comportare (come di fatto comportano) degli ulteriori stress – questa volta “termici” – alle superfici esposte (rispetto a quelle non esposte) al Sole le quali, anche in ragione delle loro componenti chimiche e della loro struttura chimico-fisica, si comporteranno in diverse maniere, ora contraendosi ed ora – più o meno repentinamente – espandendosi (lo stesso fenomeno, sebbene in una scala enormemente più lenta, accade sulla Terra e lo si può verificare osservando le rotaie su cui scivolano i treni: rotaie che in Inverno – o comunque in presenza di temperature rigide – si contraggono, mentre in Estate – o comunque in presenza di temperature elevate – si dilatano).
Questa affascinante – ed alquanto realistica – costruzione dovrebbe rassicurarci in ordine alla ragione per cui il suolo della Luna, di quando in quando, si spacca, favorendo la fuoriuscita di sacche di gas o quant’altro, ma una riflessione si impone: se quanto sopra detto fosse vero, allora i TLP dovrebbero verificarsi, più o meno “a cascata”, lungo le aree a ridosso del Terminatore (la linea che separa il giorno dalla notte lunare). Perchè? Perchè si tratta di aree le quali, per definizione, subirebbero lo shock termico di cui stiamo parlando adesso, passando dalla gelida ombra della notte lunare (lunga quasi un mese terrestre e con una temperatura che può arrivare intorno ai – 60° Celsius – ma alcuni pensano che le punte minime possano giungere a toccare anche i – 80°) al suo “rovente” giorno (+ 115° Celsius ed anche più) in pochi secondi.
Ma, ancora una volta…attenzione! Non solo quanto qui di sopra ipotizzato non avviene, ma bisogna altresì considerare che già (e solo) a pochi centimetri di profondità (più o meno 12, secondo gli esperimenti fatti dagli Astronauti nel corso delle Missioni Apollo), la temperatura del suolo lunare ritorna uniforme e cioè non mostra più distinzione termica fra aree in luce ed aree in ombra.
Ciò detto, ahinoi, anche l’ipotesi numero tre sulle possibile cause dei fenomeni Lunari Transitori deve essere riposta nel cassetto, così come suggeriscono – e noi condividiamo pienamente – il Dr Robinson ed il Dr Darling:”The Lunar surface varies from 125° to -80° Celsius during a two hour period at both sunrise and sunset, and most L.T.P.’s occur within 3 days of the local sunrise. L.T.P.’s could be related to the fact that dissimilar materials expand and contract at different rates. Although the Maria heat more rapidly than other parts of the Moon’s surface, at a depth of just 10 cm the rock temperature is constant. Thermal conditions may be regarded as incidental to L.T.P.’s rather than the main cause”.

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(continua) 

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